La moratoria sul 5G è da evitare

È una parola speciale dalla sonorità austera e rassicurante: la moratoria. Non decidiamo adesso, ma rimandiamo la decisione a tempi migliori in attesa di nuovi dati e studi scientifici che ci permetteranno di trovare una soluzione al passo con i tempi. Gli esempi non mancano soprattutto nel campo dell’ambiente e della salute. Dalla moratoria che vieta la coltivazione di organismi modificati geneticamente in Svizzera, prolungata per ben tre volte sino al 2021, alla richiesta di una moratoria a livello nazionale che fermi l’installazione di nuove antenne di telefonia della quinta generazione: il famoso 5G. L’introduzione del 5G ha riacceso la controversia sui rischi per la salute dovuti alle radiazioni mobili.

La forte opposizione popolare al 5G, che è sfociata il 21 settembre nella seconda manifestazione di protesta nazionale a Berna, è la spia di un malessere più profondo che traduce la mancanza di fiducia nella politica e la mancanza di un dialogo aperto fra economia e popolazione. La Commissione federale delle comunicazioni ha attribuito l’8 febbraio 2019 le nuove frequenze di telefonia mobile per il 5G. Il buon senso vuole che avrebbe potuto e dovuto aspettare il rapporto sulle esigenze e i rischi delle reti 5G del gruppo di lavoro Radiotelefonia mobile e radiazioni, che avrebbe già dovuto essere pronto in giugno. La sua pubblicazione è prevista entro la fine di quest’anno. 

Certo, l’Ufficio federale dell’ambiente si vuole rassicurante: le bande di frequenza utilizzate dal 5G hanno caratteristiche simili a quelle del 4G. Le cosiddette frequenze millimetriche non sono ancora utilizzate in Svizzera. L’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato il campo elettromagnetico delle radiofrequenze come possibilmente cancerogeno. La carne rossa è considerata più cancerogena delle radiofrequenze, il fumo e le bevande alcoliche sono considerati cancerogeni. Ma tutti questi argomenti non bastano a sciogliere i dubbi degli oppositori al 5G, che elencano tutti una serie di studi sugli effetti nocivi sulla salute dei campi elettromagnetici e si richiamano al principio di precauzione. La sistematica opposizione ai permessi di costruzione delle nuove antenne 5G in Ticino è la punta dell’iceberg di questa sfiducia verso le nuove tecnologie. 

Come uscire da questo dialogo fra sordi che ritroviamo in modo esemplare anche nel campo dei cambiamenti climatici? Le autorità federali e cantonali devono accrescere gli sforzi d’informazione sui rischi e le opportunità del 5G nel campo della produzione industriale, della mobilità, della medicina e del tempo libero. La scuola e i media hanno anche un ruolo importante nella catena di trasmissione della conoscenza. Sinora ci sono solo indizi, ma non prove concrete che la rete di telefonia causi tumori al cervello. Ma l’introduzione del 5G crea nuove incertezze. E la fretta delle autorità federali è talvolta cattiva consigliera. Un’informazione capillare e trasparente può contribuire a ridurre queste incertezze o perlomeno a insegnarci a convivere con l’incertezza per evitare la trappola della moratoria, nel tentativo di fermare il vento con un fazzoletto.

Karin Valenzano Rossi, candidata al Consiglio nazionale, Corriere del Ticino, 8 ottobre 2019